Alberto Burri
Biografia
Pittore italiano (Città di Castello 1915 – Nizza 1995).
Laureato in medicina, ha iniziato a dipingere mentre era prigioniero, durante la seconda guerra mondiale, negli Stati Uniti e, dedicatosi poi completamente alla pittura, si è presto rivolto (1947) a ricerche astratte con l’impiego di particolari materiali: sabbie, catrami, pomice, smalti divengono mezzi di un rinnovamento del linguaggio pittorico e un originale contributo alla poetica informale.
Nel 1951 ha partecipato alla fondazione del gruppo romano Origine. Alle serie dei Neri, dei Gobbi (la superficie del dipinto è deformata da rigonfie protuberanze inserendo da dietro il telaio rami nodosi), delle Muffe, dei Sacchi (i primi risalgono al 1950), seguono le Combustioni (1957), i Ferri (1958), i Legni (1959) e poi, passando alla manipolazione di materie artificiali, le Plastiche degli anni Sessanta.
I materiali (la iuta grossa e consunta dei Sacchi è materiale pittorico alla stessa stregua del catrame, del colore ad olio o sintetico, delle plastiche trasparenti ripiegate o combuste), il collage, le lacerazioni, le cuciture, le bruciature si presentano in una drammatica e violenta immagine (a volte, tuttavia, segnata da una grazia e raffinatezza apparentemente contraddittorie), sempre controllata e orchestrata dal pittore.
Tipiche degli anni Settanta sono le serie dei Cretti, dalle vaste superfici screpolate, e dei Cellotex, dove la ricerca di B. sembra indirizzarsi sempre più verso una pittura pura in un ordinamento della composizione ora segnata dalla severità di una “divina proporzione” ora più allusiva nelle forme e nei colori. Una progressiva tendenza alla monumentalità caratterizza la sua produzione dalla fine degli anni Settanta, a partire dai cicli pittorici, nei quali tornano le relazioni fra materia pura e intervento pittorico (Il viaggio, 1978-79; Sestante, 1983; Annottarsi, 1985-86; Metamorfotex, 1991; Nero e oro, 1993), fino alle grandi sculture in ferro (Grande ferro sestante, 1982; Ferro U, 1990; ecc.). Nell’ambito del laboratorio di progettazione del Belice ha ideato il grande Cretto di cemento bianco (iniziato nel 1985) che ricopre le macerie di Gibellina. L’artista ha lasciato molte opere alla fondazione da lui costituita nel 1978 a Città di Castello, sua città natale (Palazzo Albizzini, aperto nel 1981, ed ex Seccatoi del tabacco, 1990).
Tra le mostre: l’antologica tenuta a Roma al Palazzo delle esposizioni, e quindi a Monaco e Bruxelles (1996-97); la mostra Burri inedito, ospitata dalla Fondazione Burri a Città di Castello (2000); la retrospettiva Alberto Burri (2008), organizzata dalla Triennale di Milano; Alberto Burri. Opera al nero. Cellotex 1972-1992, allestita a Verona presso la Galleria dello scudo nel 2012; Burri: la pittura, irriducibile presenza, allestita presso la Fondazione Cini di Venezia nel 2019; Burri. La poesia della materia (Fondazione Ferrero, Alba, 2021). Tra i riconoscimenti ricevuti da B. ricordiamo il premio AICA alla Biennale di Venezia del 1960, il premio Marzotto 1964, il Gran Premio della Biennale di San Paolo nel 1965, il premio Feltrinelli per la grafica nel 1973.